C’era una volta, nel cuore di una splendida vallata ai piedi del Monte Vettore, un paese chiamato Colfiorito. All’interno di una grotta del Monte Vettore, viveva, assieme alle sue ancelle, la malvagia Sibilla. Un giorno la perfida maga, irritata, provocò una frana che ricoprì completamente il paese di Colfiorito.
Molto tempo dopo, un gruppo di pastori solitari giunse sul posto in cerca di verdi pascoli, ma anche di giovani fanciulle con le quali trascorrere il resto della loro monotona vita. Una notte, con loro grande stupore, le ancelle della Sibilla uscirono dalla grotta e discesero il monte Vettore per incontrare i pastori.
Al contrario della Sibilla, le fate erano delle donne bellissime, ed ognuna simboleggiava un elemento della natura (acqua, fuoco, neve, prati, boschi…).
La Discesa delle fate si ripeté ancora per altre sere: le fanciulle raggiungevano di nascosto i pastori, con i quali ballavano il saltarello, per poi scappare alle prime luci dell’alba. Una notte però, un pastore, incuriosito, andò a guardare sotto i fastosi vestiti della propria amata e con sua sorpresa notò delle zampe di capra. Le fate, avendo capito che il loro segreto era ormai svelato, scapparono e tornarono nella grotta, dove c’era però la perfida Sibilla che le stava aspettando per imprigionarle.
Pochi giorni dopo giunse nel luogo dove si erano stabiliti i pastori, un valoroso cavaliere chiamato Guerrin Meschino, proveniente dalla città di Corfù in Grecia. Egli era in cerca della Sibilla, per chiederle notizie dei propri genitori, che aveva perso in età infantile.
I pastori decisero di chiedere aiuto al Guerrin Meschino, il quale giunse dopo pochi giorni al cospetto della Sibilla, che si innamorò subito di lui. La perfida maga gli sottopose 3 domande: se il cavaliere avesse saputo rispondere, la donna avrebbe esaudito i suoi desideri.
Con grande astuzia, il Guerrin Meschino riesce a risolvere i 3 indovinelli e a rompere l’incantesimo che affliggeva le fate.
La leggenda ci racconta inoltre che i pastori e le loro giovani donne, fondarono un paese sulle rovine di Colfiorito, che chiamarono Pretare. Ma il mito non finisce qui! Infatti alcune versioni narrano che la perfida Sibilla sposò il Guerrin Meschino e, ancora oggi, a Pretare si possono incontrare i lontani nipoti; naturalmente, questa è solamente una leggenda…
Le Origini della Leggenda
Le fate rivivono nelle antiche fiabe e miti che per secoli hanno riempito le valli dei Monti Sibillini, quei monti “velati d’azzurro” come li definisce Leopardi al centro della “Marca”.
Queste leggende nascono qui, in questi luoghi aspri e duri, fatti di monti orridi e valli assolate, meta e crocevia nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, di maghi e negromanti ma anche di cavalieri erranti e uomini di cultura. Certamente le suggestioni della letteratura cavalleresca europea, con tutte le sue leggende fantastiche e demoniache, con i suoi ammaliamenti e sortilegi, influiscono non poco sulla formazione di queste leggende. Secondo le fonti storiche e letterarie, le loro origini vanno ricercate nel rifiorire nello Stato Pontificio di superstizioni ed eresie di nostalgici dei riti pagani e soprattutto nella creazione letteraria nel secolo XV del “Guerrin Meschino” di Andrea da Barberino che conduce il suo eroe tra questi monti “magici”.
Sono poi i menestrelli o trovatori a passare di villaggio in villaggio per narrare in versi queste fiabe incantate che labbra sapienti ci hanno poi tramandato. Ma nei borghi dei Sibillini la trasmissione orale di queste leggende porta alla formazione di diverse tradizioni narrative. A Pretare ad esempio si racconta si racconta di soavissime fate scintillanti, ancelle della Sibilla, bramose di ballare con i giovani più avvenenti del paese (tanto da far dire nell’Arquatano “ballatori a le Pretare”). Queste leggiadre fanciulle scendono solo di notte…naturalmente dalla “Grotta delle Fate”, la lunga ferita che taglia il massiccio del Vettore facendo ombra all’Ara della Regina. Fino a qualche anno fa, alcuni anziani di Pretare giuravano di averle sentite fendere la roccia con i loro piedi caprini (elemento classico per le leggende di ambientazione bucolica), ben nascosti sotto i lunghi veli e chissà…magari di aver intrecciato con loro qualche passo di “saltarello”!Torna su
Le Origini dello Spettacolo
Mese di luglio 1956. Un’attempata villeggiante romana, affascinata dal racconto delle fate, propone di metterlo in scena. L’idea viene raccolta con entusiasmo dall’allora parroco di Pretare Don Giulio Balestra, da sempre appassionato di teatro, dal maestro Edo Ciampini, uomo dallo spiccato senso artistico, e da Nazzareno Valeri, che mette a frutto le sue doti organizzative. Un mese dopo, in una calda notte di ferragosto, il sipario è già alzato.
Gli ingredienti ci sono tutti: sette bellissime ragazze agghindate da fate turchine con i veli di tulle, altrettanti giovani aitanti con i tipici giubbini di lana caprina, uno scatenato diavolo probabile trasposizione della Sibilla, il tutto condito dai passi frenetici del saltarello e dal suono trascinante dell’organetto. È un successo! Pretare diventa così il “Paese delle Fate”. Lo spettacolo, arricchito e ritoccato nei contenuti, viene ripresentato negli anni successivi anche grazie all’iniziativa dei pretaresi d’America, tornati in patria per la festa patronale. Un “gruppo delle fate” viene anche invitato nel ’69 alla festa della Montagna di Ussita, ma la sfortunata edizione del ’72, nel suggestivo scenario ai piedi del Vettore, è il segno che la manifestazione non si può realizzare con pochi mezzi, ma necessita di una nuova impostazione artistica
Così nel 1985 con la regia di Roberto Piermarini, la manifestazione folcloristica diventa spettacolo teatrale con una colonna sonora originale ed una sceneggiatura ispirata alle fonti storiche e letterarie delle antiche leggende dei Sibillini. Uno spettacolo con musiche e danze medievali, ballate dell’epoca che viene riproposto nel 1993 e nel 1996. Le ultime edizioni si sono presentate come delle opere in due atti, rinnovate nelle musiche, nelle coreografie e nelle scenografie, per offrire dei veri e propri “musical medievali”, capaci di introdurci nel mondo “fatato” di Pretare.Torna su